domenica 6 ottobre 2013

1h




Vento impetuoso
Spuma di onde su rocce
Urlo di morte

L' Europa ha due zattere italiane in mezzo al mare

L' Europa ha due zattere italiane in mezzo al mare

Le due isole italiane Lampedusa e Pantelleria, sono due zattere europee nel mediterraneo. Queste due isole sono meta di primo sbarco alla volta dell'Europa di milioni di migranti che dalle terre asiatiche e africane  in conflitto o di dittatura, cercano ristoro, riparo e possibilità di lottare e di scegliere la vita possibile o sognata.
Le grandi migrazioni, non sono mai arrestabili da editti o leggi autoritarie.

Il diritto Internazionale impegna gli Stati ad accogliere gli esuli e il diritto morale impone all'Italia di accogliere e dare soccorso agli immigrati che raggiungono a fatica le nostre coste.

Già! il diritto morale, l'inclinazione alla solidarietà alla cooperazione, che ci rendono un popolo così unico e speciale.

Vero è che essendo zattera nel mediterraneo, l'Europa ha l'obbligo morale e politico  di farsi carico di questa parte di umanità che bussa alle porte dell'Europa e che anche a costo della vita cerca di raggiunge una vita migliore per loro stessi ma anche per i loro congiunti, di aprire le frontiere all'abbraccio di questo non popolo stanco e affranto.
Mettano a disposizione una nave per ciascuno Stato e ci aiutino a distribuire in tutta europa questo carico immenso di uomini in onore a quel Dio Creatore che non creò confini e steccati e che impresse con il sui soffio vitale la dignità di chiamarci tutti figli di suoi.

Ottobre 1912 – Dalla relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli USA.

Ottobre 1912 – Dalla relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli USA.Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali[...]Si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare.Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano purchè le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia.Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione.

le stelle del nonno

 
LE STELLE DEL NONNO


Qualcuno, mi ha spiegato che le lucciole, in altura, sopravvivono fino a tarda estate. Nella mia terra, invece, a inizio maggio queste scompaiano dai pergolati. Ho un dolcissimo ricordo delle lucciole; al solo sentirle nominare, mi vengono in mente miriadi di sensazioni magiche.
Quando ero bambina, mio nonno mi portava, sul finire del mese di aprile, all'imbrunire, in campagna.
Attrezzata di un cestino più enorme di me e di un retino, a maglie strette (credo, che mio nonno mettesse le calze dismesse della nonna, a fare da rete), insieme ci si appostava, in silenzio, ad aspettare che le stelle scendessero sul pergolato.
In quel silenzio, crepuscolare, potevamo apprezzare tutti i suoni magici che la campagna produce; se facevi bene attenzione, e se da lontano non arrivavano i rumori del paese, portati dal vento, potevi ascoltare "il suono dell'erba pratolina che cresce".
Sì, era così che diceva mio nonno, io non ho mai sentito questo suono ma, ancora oggi, quando mi capita di stare in campagna di sera, mi allontano per provare a sentirlo, chissà se esiste davvero quel suono e se sarò mai silenziosa abbastanza da poterlo ascoltare.
Comunque in quegli appostamenti, dove l'unico rumore estraneo alla natura, era, di tanto in tanto, lo sfregare del cerino sulla scatola, quando il nonno accendeva la sigaretta.
A mano a mano che l'oscurità diventava padrona del campo, i suoni della campagna si amplificavano. Poi magicamente il silenzio totale.
"Ecco", sussurrava il nonno per rassicurarmi, mentre spegneva la luce della sigaretta su un sasso, "ci siamo; ora arriveranno le stelle!" Come sapesse sempre quale fosse il momento esatto, che le stelle arrivavano, non me lo sono mai spiegata, ma, di fatto, nemmeno terminava di dire quella frase e le stelline piccole, minuscole, cominciavano a cadere sul pergolato, sulla siepe, sulla mulattiera.
Era una magia davvero unica.
Il firmamento intero veniva giù a illuminare la campagna.
Era perfino più bello delle luminarie che il paese commissionava per la festa del Santo Partono e dei fuochi d'artificio che a fine festa illuminavano il cielo, si indubbiamente era una magia superiore a tutte.
Quando, si cominciava ad ascoltare di nuovo, il canto del gufo, il nonno si alzava, mi afferrava per mano e diceva: "Hanno terminato la loro missione, ora possiamo catturarne qualcuna per le nostre magie".
Così con quel cestone, legato a una fune, seguivo il nonno che riempiva il retino di stelline; "Canta" mi diceva, "Altrimenti non vengono giù, adesso serve la voce di una bambina, cosa credi, che ti ho portato a far nulla sfaticata?" e sorrideva.
Allora, sentendomi indispensabile e orgogliosa, che egli avesse scelto me tra tutti i bambini del mondo, cominciavo a intonare la canzone che mi aveva insegnato la nonna.

Lucciola lucciola,
vieni da me
che ti do il pane del re
pane di re e di regina
lucciola, lucciola, vieni vicina.

A forza di cantarla, mi veniva a noia, e il nonno mi rincuorava, "Dai ancora una volta e abbiamo terminato".

Dovevamo catturarne almeno venti, per poterle mettere, poi a casa, sotto il bicchiere di cristallo, quello del servizio delle grandi occasioni, per poi andare subito al letto e dare il tempo che si compisse il miracolo della trasformazione delle stelle (lucciole), in regali succulenti. 


 scritto per i piccoli amici da
         angeladeblasio (ariadipoesia)

Inizio oggi 6 ottobre 2013 questo nuovo blog

Inizio oggi 6 ottobre 2013 queste nuove pagine dove intendo raccogliere le mie impressioni, le mie  meditazioni e la mia esperienza rispetto alle vicende  della vita e della storia in cui siamo immersi e nel contempo denunciarne le storture ed esaltarne le efficienze.


Non intendo in nessun modo volermi ergere a giudice massimo rispetto alle vicende, ma so di avere la sensibilità e l'onestà intellettuale di poter discernere senza pregiudizio circa le questioni.


Sicuramente alcune mie considerazioni, saranno esplicitate in veste poetica, altre in veste satirica e ... insomma  ora comincerò a scrivere poi vedremo dove mi porterà la voglia di comunicare.


Un ringraziamento a coloro che avranno la pazienza di leggermi, di seguirmi e di commentarmi.
                                                                                                Angela De Blasio