Senza presunzione e ipocrisia, cercherò di scrivere gli accadimenti che scandiscono la vita dei singoli e quella dei popoli, cercando di commentarli insieme a chi avrà la cortesia e la voglia di farlo. Un ringraziamento quindi a quanti avranno la cortesia di partecipare con i loro commenti. Angela De Blasio
sabato 12 ottobre 2013
domenica 6 ottobre 2013
L' Europa ha due zattere italiane in mezzo al mare
L' Europa ha due zattere italiane in mezzo al mare
Le due isole italiane Lampedusa e Pantelleria, sono due zattere europee nel mediterraneo. Queste due isole sono meta di primo sbarco alla volta dell'Europa di milioni di migranti che dalle terre asiatiche e africane in conflitto o di dittatura, cercano ristoro, riparo e possibilità di lottare e di scegliere la vita possibile o sognata.
Le grandi migrazioni, non sono mai arrestabili da editti o leggi autoritarie.
Il diritto Internazionale impegna gli Stati ad accogliere gli esuli e il diritto morale impone all'Italia di accogliere e dare soccorso agli immigrati che raggiungono a fatica le nostre coste.
Già! il diritto morale, l'inclinazione alla solidarietà alla cooperazione, che ci rendono un popolo così unico e speciale.
Vero è che essendo zattera nel mediterraneo, l'Europa ha l'obbligo morale e politico di farsi carico di questa parte di umanità che bussa alle porte dell'Europa e che anche a costo della vita cerca di raggiunge una vita migliore per loro stessi ma anche per i loro congiunti, di aprire le frontiere all'abbraccio di questo non popolo stanco e affranto.
Mettano a disposizione una nave per ciascuno Stato e ci aiutino a distribuire in tutta europa questo carico immenso di uomini in onore a quel Dio Creatore che non creò confini e steccati e che impresse con il sui soffio vitale la dignità di chiamarci tutti figli di suoi.
Le due isole italiane Lampedusa e Pantelleria, sono due zattere europee nel mediterraneo. Queste due isole sono meta di primo sbarco alla volta dell'Europa di milioni di migranti che dalle terre asiatiche e africane in conflitto o di dittatura, cercano ristoro, riparo e possibilità di lottare e di scegliere la vita possibile o sognata.
Le grandi migrazioni, non sono mai arrestabili da editti o leggi autoritarie.
Il diritto Internazionale impegna gli Stati ad accogliere gli esuli e il diritto morale impone all'Italia di accogliere e dare soccorso agli immigrati che raggiungono a fatica le nostre coste.
Già! il diritto morale, l'inclinazione alla solidarietà alla cooperazione, che ci rendono un popolo così unico e speciale.
Vero è che essendo zattera nel mediterraneo, l'Europa ha l'obbligo morale e politico di farsi carico di questa parte di umanità che bussa alle porte dell'Europa e che anche a costo della vita cerca di raggiunge una vita migliore per loro stessi ma anche per i loro congiunti, di aprire le frontiere all'abbraccio di questo non popolo stanco e affranto.
Mettano a disposizione una nave per ciascuno Stato e ci aiutino a distribuire in tutta europa questo carico immenso di uomini in onore a quel Dio Creatore che non creò confini e steccati e che impresse con il sui soffio vitale la dignità di chiamarci tutti figli di suoi.
Ottobre 1912 – Dalla relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli USA.
le stelle del nonno
LE STELLE DEL NONNO
Qualcuno, mi ha spiegato che le lucciole, in altura, sopravvivono fino a tarda estate. Nella mia terra, invece, a inizio maggio queste scompaiano dai pergolati. Ho un dolcissimo ricordo delle lucciole; al solo sentirle nominare, mi vengono in mente miriadi di sensazioni magiche.
Quando ero bambina, mio nonno mi portava, sul finire del mese di aprile, all'imbrunire, in campagna.
Attrezzata di un cestino più enorme di me e di un retino, a maglie strette (credo, che mio nonno mettesse le calze dismesse della nonna, a fare da rete), insieme ci si appostava, in silenzio, ad aspettare che le stelle scendessero sul pergolato.
In quel silenzio, crepuscolare, potevamo apprezzare tutti i suoni magici che la campagna produce; se facevi bene attenzione, e se da lontano non arrivavano i rumori del paese, portati dal vento, potevi ascoltare "il suono dell'erba pratolina che cresce".
Sì, era così che diceva mio nonno, io non ho mai sentito questo suono ma, ancora oggi, quando mi capita di stare in campagna di sera, mi allontano per provare a sentirlo, chissà se esiste davvero quel suono e se sarò mai silenziosa abbastanza da poterlo ascoltare.
Comunque in quegli appostamenti, dove l'unico rumore estraneo alla natura, era, di tanto in tanto, lo sfregare del cerino sulla scatola, quando il nonno accendeva la sigaretta.
A mano a mano che l'oscurità diventava padrona del campo, i suoni della campagna si amplificavano. Poi magicamente il silenzio totale.
"Ecco", sussurrava il nonno per rassicurarmi, mentre spegneva la luce della sigaretta su un sasso, "ci siamo; ora arriveranno le stelle!" Come sapesse sempre quale fosse il momento esatto, che le stelle arrivavano, non me lo sono mai spiegata, ma, di fatto, nemmeno terminava di dire quella frase e le stelline piccole, minuscole, cominciavano a cadere sul pergolato, sulla siepe, sulla mulattiera.
Era una magia davvero unica.
Il firmamento intero veniva giù a illuminare la campagna.
Era perfino più bello delle luminarie che il paese commissionava per la festa del Santo Partono e dei fuochi d'artificio che a fine festa illuminavano il cielo, si indubbiamente era una magia superiore a tutte.
Quando, si cominciava ad ascoltare di nuovo, il canto del gufo, il nonno si alzava, mi afferrava per mano e diceva: "Hanno terminato la loro missione, ora possiamo catturarne qualcuna per le nostre magie".
Così con quel cestone, legato a una fune, seguivo il nonno che riempiva il retino di stelline; "Canta" mi diceva, "Altrimenti non vengono giù, adesso serve la voce di una bambina, cosa credi, che ti ho portato a far nulla sfaticata?" e sorrideva.
Allora, sentendomi indispensabile e orgogliosa, che egli avesse scelto me tra tutti i bambini del mondo, cominciavo a intonare la canzone che mi aveva insegnato la nonna.
Lucciola lucciola,
vieni da me
che ti do il pane del re
pane di re e di regina
lucciola, lucciola, vieni vicina.
A forza di cantarla, mi veniva a noia, e il nonno mi rincuorava, "Dai ancora una volta e abbiamo terminato".
Dovevamo catturarne almeno venti, per poterle mettere, poi a casa, sotto il bicchiere di cristallo, quello del servizio delle grandi occasioni, per poi andare subito al letto e dare il tempo che si compisse il miracolo della trasformazione delle stelle (lucciole), in regali succulenti.
Qualcuno, mi ha spiegato che le lucciole, in altura, sopravvivono fino a tarda estate. Nella mia terra, invece, a inizio maggio queste scompaiano dai pergolati. Ho un dolcissimo ricordo delle lucciole; al solo sentirle nominare, mi vengono in mente miriadi di sensazioni magiche.
Quando ero bambina, mio nonno mi portava, sul finire del mese di aprile, all'imbrunire, in campagna.
Attrezzata di un cestino più enorme di me e di un retino, a maglie strette (credo, che mio nonno mettesse le calze dismesse della nonna, a fare da rete), insieme ci si appostava, in silenzio, ad aspettare che le stelle scendessero sul pergolato.
In quel silenzio, crepuscolare, potevamo apprezzare tutti i suoni magici che la campagna produce; se facevi bene attenzione, e se da lontano non arrivavano i rumori del paese, portati dal vento, potevi ascoltare "il suono dell'erba pratolina che cresce".
Sì, era così che diceva mio nonno, io non ho mai sentito questo suono ma, ancora oggi, quando mi capita di stare in campagna di sera, mi allontano per provare a sentirlo, chissà se esiste davvero quel suono e se sarò mai silenziosa abbastanza da poterlo ascoltare.
Comunque in quegli appostamenti, dove l'unico rumore estraneo alla natura, era, di tanto in tanto, lo sfregare del cerino sulla scatola, quando il nonno accendeva la sigaretta.
A mano a mano che l'oscurità diventava padrona del campo, i suoni della campagna si amplificavano. Poi magicamente il silenzio totale.
"Ecco", sussurrava il nonno per rassicurarmi, mentre spegneva la luce della sigaretta su un sasso, "ci siamo; ora arriveranno le stelle!" Come sapesse sempre quale fosse il momento esatto, che le stelle arrivavano, non me lo sono mai spiegata, ma, di fatto, nemmeno terminava di dire quella frase e le stelline piccole, minuscole, cominciavano a cadere sul pergolato, sulla siepe, sulla mulattiera.
Era una magia davvero unica.
Il firmamento intero veniva giù a illuminare la campagna.
Era perfino più bello delle luminarie che il paese commissionava per la festa del Santo Partono e dei fuochi d'artificio che a fine festa illuminavano il cielo, si indubbiamente era una magia superiore a tutte.
Quando, si cominciava ad ascoltare di nuovo, il canto del gufo, il nonno si alzava, mi afferrava per mano e diceva: "Hanno terminato la loro missione, ora possiamo catturarne qualcuna per le nostre magie".
Così con quel cestone, legato a una fune, seguivo il nonno che riempiva il retino di stelline; "Canta" mi diceva, "Altrimenti non vengono giù, adesso serve la voce di una bambina, cosa credi, che ti ho portato a far nulla sfaticata?" e sorrideva.
Allora, sentendomi indispensabile e orgogliosa, che egli avesse scelto me tra tutti i bambini del mondo, cominciavo a intonare la canzone che mi aveva insegnato la nonna.
Lucciola lucciola,
vieni da me
che ti do il pane del re
pane di re e di regina
lucciola, lucciola, vieni vicina.
A forza di cantarla, mi veniva a noia, e il nonno mi rincuorava, "Dai ancora una volta e abbiamo terminato".
Dovevamo catturarne almeno venti, per poterle mettere, poi a casa, sotto il bicchiere di cristallo, quello del servizio delle grandi occasioni, per poi andare subito al letto e dare il tempo che si compisse il miracolo della trasformazione delle stelle (lucciole), in regali succulenti.
scritto per i piccoli amici da
angeladeblasio (ariadipoesia)
Inizio oggi 6 ottobre 2013 questo nuovo blog
Inizio oggi 6 ottobre 2013 queste nuove pagine dove intendo raccogliere le mie impressioni, le mie meditazioni e la mia esperienza rispetto alle vicende della vita e della storia in cui siamo immersi e nel contempo denunciarne le storture ed esaltarne le efficienze.
Non intendo in nessun modo volermi ergere a giudice massimo rispetto alle vicende, ma so di avere la sensibilità e l'onestà intellettuale di poter discernere senza pregiudizio circa le questioni.
Sicuramente alcune mie considerazioni, saranno esplicitate in veste poetica, altre in veste satirica e ... insomma ora comincerò a scrivere poi vedremo dove mi porterà la voglia di comunicare.
Un ringraziamento a coloro che avranno la pazienza di leggermi, di seguirmi e di commentarmi.
Angela De Blasio
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